top of page

 

La poetica di Virginia Woolf

La Woolf respingeva con decisione la corrente naturalistica di molti romanzieri inglesi a lei

contemporanei, come John Galsworthy, H. G. Wells e Arnold Bennett.

Per la Woolf, infatti, questi scrittori erano rei di scarso approfondimento del lavorio interiore degli esseri umani, concentrandosi più sulle loro cose , come il tipo di dimora in cui vivevano e il mobilio con cui era arredata, che sui loro pensieri e sentimenti.

Il nuovo tipo di romanzo che l’autrice aveva in mente si basava proprio sulla cronaca

dell’esperienza interiore del soggetto , sulla rappresentazione della sua vita non secondo una trama ordinata di eventi , ma secondo la miriade di impressioni evanescenti, pensieri e idee che si susseguono nella coscienza di una persona qualsiasi nel corso di una giornata qualsiasi.

Tuttavia, la Woolf riteneva che anche l’irrazionalità fosse una componente intrinseca dell’essere umano, al pari della parte razionale.

Per esplorare il mondo interiore dei suoi personaggi, la scrittrice si serve quindi di tecniche

sperimentali quali il monologo interiore e il flusso di coscienza, attraverso cui possiamo

addentrarci nei loro più reconditi ricordi, sogni, desideri, stati d’animo. Il tempo diventa

manifestazione dell’interiorità del soggetto , e non corrisponde più a quello dell’orologio , ma unisce passato , presente e futuro.

I lettori vengono portati direttamente nella mente dei personaggi , per poterne seguire la

successione ininterrotta di pensieri, così come vanno e vengono.

Si giunge così a una conoscenza straordinariamente intima e profonda dei protagonisti delle sue  storie.

Fatta eccezione per le prime due opere, The vojage outdel 1915 e Night and Day del 1919, la restante produzione della scrittrice britannica rappresenta il totale sradicamento dei canoni stilistici tradizionali.

Uno stile che ondeggia tra quello narrativo e quello maggiormente rarefatto dell’ arte poetica.

Eliminando il dialogo diretto e la trama tradizionale, dirige la sua attenzione verso il monologo interiore, ed ecco dunque, che si assiste al soggiacere della realtà tangibile alla vita psichica del soggetto e allo stesso modo, il tempo interiore si dilata ed ha il sopravvento su quello convenzionale che si congela, si cristallizza fino quasi all’ annullamento.

La tecnica narrativa della Woolf, usata anche da Joyce, è denominata “Stream of consciusness”, un flusso di coscienza  nel quale, a differenza dello scrittore irlandese, emerge una dimensione quasi caotica, palpitante e danzante, che trova possibilità di ordine solo grazie all’ immaginazione e alla associazione di idee.

Nonostante questo aspetto, tuttavia, il risultato è pura poesia. Il linguaggio figurativo, ricco di similitudini, metafore, assonanze e allitterazioni è immerso in una matrice di raffinatezza, grazia ed eleganza che rappresentano la peculiarità prima della preziosa scrittura di Virginia Woolf.  L'autrice elimina i dialoghi diretti e le tradizionali caratteristiche del romanzo ottocentesco per arrivare a rappresentare, attraverso il monologo interiore, i pensieri dei protagonisti. Nel suo capolavoro, l'autrice si avvale di due metodi "ereditati" ,in parte, da Joyce e ,in parte, dal linguaggio cinematografico, ovvero il "time montage" (che consiste nel "fissare" lo spazio e "far viaggiare" il pensiero del personaggio nel tempo) e lo "space montage" (che consiste nel mantenere fermo il tempo e cambiare l' elemento "spaziale).Virginia Woolf (1882-1941), come James Joyce, fu uno dei più importanti romanzieri moderni, infatti, considerando la personalità umana non come un’entità monolitica ma come un continuo scorrere di impressioni ed emozioni, diede voce al complesso mondo interno dei sentimenti e della memoria.

la pagina dei libri

© 2023 by Plant Nursery

bottom of page